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La calda estate dell’Open Source

07 Agosto 2001

La calda estate dell’Open Source

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In Italia Linux segna il passo. Situazione ancora calda invece negli Stati Uniti dove si è appena svolta la consueta O'Reilly Open Source Convention

In Italia Linux sembra aver perso lo smalto dei giorni migliori. Colpa forse della calura estiva? Forse sì. Non così però oltreoceano, dove l’open source lavora sempre sodo dentro e fuori il mondo high-tech. L’inizio di agosto ci porta intanto il necessario riepilogo della O’Reilly Open Source Convention, con una serie di note interessanti. Insieme ad una notizia tra le altre che merita attenzione, pur se in fondo attesa. La decisone da parte di Dell Computer di bloccare la produzione di desktop e portatili dotati della versione Red Hat Linux. Motivo: la caduta della domanda registrata negli ultimi trimestri, accompagnata dalla diminuzione dell’intero mercato PC statunitense. Tuttavia, ribadiscono i dirigenti Dell, il sistema alternativo offre “maggior potenziale per workstation e server”.

Svoltasi in quel di San Diego a fine luglio, l’evento annuale voluto dall’editore-attivista Tim O’Reilly ha riunito circa 1800 sviluppatori provenienti da 48 paesi diversi. Come già riportato, i riflettori sono stati puntanti sull’intervento di Craig Mundie, senior vice-presidente di Microsoft, o forse meglio sul dibattito che ne è seguito, definito Shared Source vs. Open Source, tra lo stesso Mundie e Michael Tiemann, CEO di Red Hat, con annessi interventi dalla platea. Anzi meglio, come ha rilevato più di un partecipante: “La grande notizia non è che sia Mundie venuto qui ad annunciare cose nuove o inattese, quanto piuttosto il fatto che Microsoft e Red Hat fossero entrambi presenti, a discutere tra loro e con i programmatori open source — ha prevalso la discussione aperta.” Un evento nell’evento, quindi, che non mancherà di produrre ulteriori sviluppi.

Ciò detto, vanno ricordate le innumerevoli e affollate sessioni organizzate giorno e notte all’interno della Convention, focalizzate su un ampio ventaglio di tematiche: Perl, Linux, Apache, Python, strategie del business open source, Mozilla, PHP. Si è anche discusso di questioni emergenti quali bioinformatica e tecnologia peer-to-peer. Da notare tra le altre la relazione di Fred Baker, ex-chairman dell’IETF, il quale ha insistito sulla necessità di lavorare, per i programmatori di ogni livello, a stretto contatto con i vendor commerciali, onde rendere il software utilizzabile da una base sempre più vasta sia in ambito consumer che business. Nel settore enterprise, Phillip Moore, dirigente di Morgan Stanley Dean Witter, ha avanzato rosee previsioni per i sistemi Linux da qui a pochi anni.

Tra i vari annunci, quello di Sun sul proprio Grid Engine Project, iniziativa finalizzata alla diffusione dei sorgenti del motore a utenti e sviluppatori tutti. Hewlett-Packard ha lanciato Coolbase, piattaforma di sviluppo per software open source mirato a servizi mobili. E il rilascio dei dettagli tecnici del Mono Project, versione Linux della strategia.NET di Microsoft, altro progetto curato da Miguel de Icaza, CTO di Ximian nonché presidente della Gnome Foundation. Importante anche l’Open Source Documentation Summit, sorta di tavola rotonda che ha visto la partecipazione congiunta tra 21 leader di altrettanti progetti diversi sul tema non facile della messa a punto e diffusione della documentazione relativa a software free e/o open source.

Sono stati infine assegnati gli annuali premi della annessa Perl Conference. Tra i vincitori, Mark-Jason Dominus ha ricevuto l’award per “Practical Ingenuity”, Dan Brian quello per la “Technical Excellence”, Brian Ingerson e Neil Watkiss quello per “Best Module”. Lo stesso dicasi per i White Camel Awards per la leadership nella Perl Community, assegnati a David Adler come membro fondatore del primo Perl User Group, denominato New York Perl Mongers; e Bjorn Hansen per il suo indefesso lavoro nella gestione di siti web e mailing list relativi al mondo Perl. Riconoscimento anche al team di YAPC:Europe per aver reso possibili similari eventi, di buona qualità ed a prezzi contenuti, anche in Europa.

Passando ad altro, nei giorni scorsi Dell ha preso la decisione — chiaramente finalizzata al risparmio economico — di arrestare la produzione di desktop e portatili con Linux pre-installato. Operazione causata soprattutto dal generale riflusso delle vendite di PC negli Stati Uniti, con annessa necessità di tagli operativi. In ogni caso ciò non comporta affatto l’uscita di Dell dal giro Linux, tutt’altro. Il produttore texano mantiene intatta la linea di workstation e server dotati di Red Hat 7.1, mentre restano pur sempre disponibili configurazioni personalizzate in ambito desktop per ordini di ampie proporzioni. Un mossa che non ha affatto sorpreso addetti ed esperti, vista la scarsa fetta di mercato occupata da Linux nel settore. Anche se, non manca di sottolineare qualcuno, ciò comporterà una perdita d’immagine di Dell come parte del mondo Linux. Punto centrale rimane in ogni caso l’attuale scarsità di programmi open source per il vasto pubblico del desktop. La stessa IBM, convinto supporter a tutto campo di Linux, lo mantiene solo su alcuni modelli dei notebook ThinkPad e riporta come la netta maggioranza del business pesi sul lato server.

In altri termini, sembra che almeno per il momento gli sviluppatori preferiscano dedicare ad altro le proprie energie. Spiega Dan Kusnetzky, dirigente presso IDC: “Esiste tutta una serie di dispositivi diversi dal PC che riscuotono l’interesse della gente del giro Linux. I quali appaiono molto concentrati su sistemi embedded, mobili e wireless.” Lecita allora la domanda: si tratta di un’altra buona ragione che alimenta l’attuale affossamento di Linux in ambito desktop?

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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