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L’Europa esporta e guadagna con i servizi informatici

27 Luglio 2001

L’Europa esporta e guadagna con i servizi informatici

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L’Unione Europea è dal 1996 un esportatore di servizi informatici e d’informazione, con un surplus di 2,5 miliardi di euro nel 1999. La bella notizia, riportata da un’agenzia AFP, si …

L’Unione Europea è dal 1996 un esportatore di servizi informatici e d’informazione, con un surplus di 2,5 miliardi di euro nel 1999.

La bella notizia, riportata da un’agenzia AFP, si deve a uno studio pubblicato a Bruxelles dal servizio europeo di statistica Eurostat.

Così viene sfatato un mito che vuole l’Europa succube degli Stati Uniti nell’approvvigionamento di servizi informatici, perché non in grado di competere.
In effetti, fino al 1995 (lo studio prende in considerazione il periodo 1992-1999) l’UE era un’importatrice di questi servizi, ma il deficit si è progressivamente abbassato.

Fino a che la bilancia è diventata positiva nel 1996, l’anno della svolta, con un eccedenza che cresceva fino al 1999, ultimo anno preso in esame dallo studio.

A questa data, poi, l’Unione Europea si è trovata in posizione di fornitrice di tutti i paesi tranne gli Stati Uniti.
Le esportazioni globali fuori UE hanno raggiunto i 7,54 miliardi di euro, contro 5,07 miliardi di euro in importazioni.

I servizi informatici, secondo i parametri Eurostat, comprendono i servizi di consulenza e applicazione in materiale e software, manutenzione e riparazione di computer, la concezione e la programmazione di sistemi, i servizi di ospitalità di pagine Web e la gestione di servizi informatici.

I servizi di informazione, invece, comprendono in particolare i servizi di database, i portali di ricerca Internet e i servizi di agenzie d’informazione ai giornali.

Nella graduatoria dei paesi UE più attivi nell’esportazione, si trovano la Spagna e la Gran Bretagna che hanno registrato i guadagni più alti, con delle eccednze rispettivamente di 1,185 e 1,163 miliardi di euro.

Tra i deficitari, udite udite, ci sono Germania con un meno 0,9 miliardi di euro e la Francia con un saldo negativo di 7 milioni di euro.

I dati citati nello studio non prendono in considerazione gli scambi tra i paesi della UE.

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