Il comitato per le libertà e i diritti dei cittadini, giustizia e affari interni del Parlamento europeo ha approvato, il 12 luglio scorso, un rapporto sulla proposta di direttiva per la comunicazione e la riservatezza dei dati.
In particolare, in merito all’annosa questione dello spamming, cioè dell’invio incontrollato di messaggi a carattere pubblicitario mediante la posta elettronica, è prevalso – anche se la decisione definitiva sarà presa soltanto in autunno – l’orientamento favorevole al sistema dell’opt-out, in base al quale gli internauti ricevono i messaggi pubblicitari via e-mail, a meno che non li abbiano espressamente rifiutati.
La Francia, la Gran Bretagna, il Lussemburgo e l’Irlanda mirano ad evitare una regolamentazione troppo restrittiva e sono favorevoli all’adozione dell’opt-out, mentre gli altri paesi vorrebbero che, nell’ambito della disciplina comune europea, fosse adottato il sistema opposto dell’opt-in, cioè dell’invio dei messaggi solo in caso di consenso del destinatario.
In realtà, secondo una parte dei commentatori, il vero problema non è tanto quello della scelta tra i due sistemi, quanto quello di garantire il diritto dei consumatori a essere informati sulle modalità e sulle finalità della raccolta dei dati che li riguardano.
In Italia, sia la legge 675/96 sul trattamento dei dati personali, sia il d.lgs. 171/98 sulla riservatezza dei dati nelle telecomunicazioni, prevedono che gli operatori debbano necessariamente acquisire l’assenso preventivo degli interessati.