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Internet, gli americani e le previsioni meteorologiche

29 Marzo 1999

Internet, gli americani e le previsioni meteorologiche

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Gli americani sembrano avere una vera e propria fobia per tutte le manifestazioni atmosferiche. Un alone di catastrofe avvolge inevitabilmente ogni previsione. Infatti, in rete...

All’inizio non ci potevo credere, poi ho cominciato a farmene una ragione: non c’è americano che esca di casa per un viaggio che supera le venti miglia senza aver prima consultato il Weather Channel, canale televisivo interamente dedicato alle previsioni atmosferiche ventiquattr’ore su ventiquattro, con panoramiche sugli interi Stati Uniti, seguite da particolareggiate mappe delle prossime precipitazioni, dei probabili uragani, dei tornadi e di quant’altro.

Qualche settimana fa mi trovavo in Florida. Erano le dieci di sera, il cielo era nuvoloso e c’era vento, ma nulla di preoccupante. Un’ora dopo pioveva a dirotto e le raffiche di vento si erano intensificate ma, forse a causa della mia inesperienza, non mi sono preoccupata.
Certo, la pioggia batteva sui vetri, ma nulla lasciava presagire che la mattina dopo, a colazione, una cameriera spaventata e ansiosa mi comunicasse che eravamo appena stati nel bel mezzo di un uragano!!! Non era stato un uragano di quelli storici, ma “si era difeso bene”, a quanto diceva la signora.

In realtà, ai nostri occhi di italiani inesperti, non sembrava altro che un forte temporale estivo, di quelli che capitano spesso anche dalle nostre parti, ma ai quali nessuno dà troppa importanza, a meno che la grandine non trasformi la carrozzeria della propria automobile in una specie di scultura a rientranze.

Il bello doveva ancora arrivare: salgo in camera dopo la colazione e sul Weather Channel comunicano che l’uragano era il….esimo dall’inizio del secolo, la sua forza era pari al..% dell’uragano Mitch, i danni si aggiravano intorno ai….$ e non sarebbe più successo di assistere ad un evento simile fino a tot anni dopo il 2000. Insomma, una serie di statistiche così precise e così approfondite che, inevitabilmente, mi è venuta voglia di scoprire cosa avrei trovato in rete a questo proposito. Ecco i risultati delle mie ricerche.

Ci sono circa quattrocento siti dedicati agli uragani, la maggior parte dei quali localizzati in città vicine alle coste oceaniche. Molti di questi siti forniscono, oltre alle previsioni, la possibilità di seguire in diretta, attraverso delle telecamere posizionate lungo le coste, l’avvicinarsi e lo scatenarsi degli uragani e le loro conseguenze.

Sono sempre più stupita da come in America sia sviluppato il gusto per la catastrofe: se un sito riporta le previsioni, in esso troverete anche le registrazioni dei peggiori uragani avuti nell’ultimo decennio, il numero delle vittime e i danni monetari. Un bilancio particolareggiato di un disastro. La rete però, in questo caso, non rispecchia appieno le sensazioni che si hanno seguendo gli altri media, non è così enfatica nel proporre notizie su tali argomenti.

Sapevate, ad esempio, che ogni sera due canali televisivi si contendono filmini videoamatoriali e documentari ufficiali i cui protagonisti sono, nell’ordine, uragani, tornadi e terremoti? Pare che siano tra i più seguiti, dopo gli special sugli inseguimenti compiuti in diretta dalle auto della polizia. Più è forte l’odore di catastrofe più sale l’audience: se un videoamatore è rimasto illeso dopo le riprese, significa che il suo filmino non avrà un successo tale da superare quello ben più impressionante di chi ha passato giorni e giorni in ospedale per rimettersi in piedi dopo l’eroica registrazione.

Previsioni e statistiche: questi sono i due punti forti del rapporto che si instaura tra un americano e il tempo atmosferico. Prima si informa su ciò che quasi sicuramente lo aspetta non appena esce di casa (e, in tutta sincerità, bisogna ammettere che le previsioni americane difficilmente sbagliano; le nostre, invece…), poi si diverte a seguire i calcoli fatti sull’accaduto: “sono caduti 2′ e 4″d’acqua piovana”, “non pioveva così dal 1856”, “la prossima ondata di maltempo così intensa non arriverà prima del 15 giugno alle 11.30 a.m.”, e così via.

La rete, come dicevo, offre invece un tipo di Informazionemeno enfatica. Il sito più bello che ho visitato in proposito ha posizionato una telecamera in una località a sud della Florida e una sulla costa di Miami (www.justsurfit.com/hurricane/), ma i servizi offerti sono molto più vasti, infatti permette di accedere a immagini satellitari degli uragani (aggiornate ogni mezzora) e propone un report scientifico sulla classificazione degli uragani in base alla loro potenza e alla velocità del vento, dando anche un’idea piuttosto precisa delle possibili conseguenze.

Un altro sito particolarmente frequentato è hurricane.terrapin.com, anch’esso basato sulle previsioni e sull’osservazione satellitare di eventi particolari tra cui le tempeste, essendo focalizzato sulle coste atlantiche e pacifiche più che sull’entroterra.
http://www.miamisci.org/hurricane è invece l’indirizzo di un sito creato in collaborazione con il Museo di Scienze di Miami per spiegare ai bambini cos’è un uragano. È molto accattivante a livello grafico e riesce a carpire l’attenzione dei più piccoli evitando di far respirare loro l’aria catastrofica che tanto piace ai genitori, senza per questo avere carenze nella spiegazione dei fenomeni e delle conseguenze.

È inevitabile, a mio avviso, trovare quanto meno CURIOSO questo interessamento morboso nei confronti dei fenomeni atmosferici di rilievo. È anche vero, d’altro canto, che la minaccia costante di vedere in azione tali fenomeni giustifica un’attenzione particolare e negli Stati Uniti succede spesso che la natura si manifesti con tutta la potenza di cui è capace. Resta il fatto che le vie di mezzo, per gli americani, sembrano non esistere: o si scatena il panico o nulla, o si respira aria di tragedia oppure non si muove un filo d’aria, o si rischia di vedere la propria casa scoperchiata oppure nessuno bada a ciò che succede sopra la propria testa.

Questa volta, però, la rete offre il servizio che a me sembra migliore; non c’è la tendenza ad accrescere la paura o a scatenare il panico, c’è invece una ricerca costante del SERVIZIO: i siti fanno a gara a chi offre le informazioni migliori, il più rapidamente possibile. Addirittura è noto che i primi soccorritori giunti in Sud America in occasione del Ninjo sono stati avvisati via rete tramite uno di questi siti, ed anche ora, se vi capita di navigare nelle loro pagine, potrete apprezzare l’obiettività quasi scientifica con cui i dati vengono riportati.

Una piccola rivincita della rete, stavolta, che non scade nel patetico ma che, al contrario, contribuisce a diffondere notizie utili e fornisce un vero e proprio servizio. Una piacevole sorpresa per me, che ho trovato smentite invece di conferme ai miei sospetti riguardo il vizio di gonfiare e rendere a tutti i costi patetiche le notizie.

L'autore

  • Paola Corti

    Lavora al Politecnico di Milano presso METID, la task force dedicata all’innovazione didattica. I suoi interessi sono orientati fortemente verso la Open Education: nel 2019 ha organizzato la OE Global 2019 Conference.
    Si occupa di progetti europei relativi all’innovazione didattica e di progettazione di MOOC (Massive Open Online Courses) su tematiche relative all’innovazione e alle metodologie didattiche, e di supporto a docenti ed esperti di contenuto nella progettazione dei loro MOOC. È volunteer Mentor nel progetto UNESCO Open Education for a Better World. Le piace fare attività all’aperto, specie in montagna, e ha una passione per il cinema che non sazia mai a sufficienza.

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