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Windows contro Linux: applicazioni

25 Ottobre 1999

Windows contro Linux: applicazioni

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Ecco la terza puntata, durante la quale si dimostra che l'esecuzione di qualsiasi compito diventa estremamente più difficile se non hai capito esattamente che cosa è necessario fare. Alberto Mari lascia Debian e passa a SuSe.

Installare Linux, in fondo, non richiede più tempo dell’installazione di Windows, sempre che non ci si voglia avventurare in configurazioni particolari. E sempre che, ovviamente, si sappia da che parte cominciare. Io non lo sapevo. E vedevo già l’iscrizione nella pietra alle spalle del giudice: “Linux non ammette ignoranza”.

Tuttavia, con un procedimento per prove ed errori che avrebbe fatto felice qualsiasi psicologo comportamentista, una strada l’avevo trovata. E tanto per mantenere in esercizio le conoscenze appena acquisite, decisi di ripartire da capo un’altra volta.

Addio Debian

Una volta installata la distribuzione Debian versione due-punto-zero-punto-qualcosa, scoprii che si trattava di una distribuzione “instabile”. Significa che il codice (o parte di esso) non è ancora affidabile al 100%, perché si trova ancora nella fase di sviluppo. Per avere la stabilità avrei dovuto aspettare la prima versione “dispari”, ovvero la 2.1. (In effetti Debian 2.1 era già uscita, ma non sempre si hanno sottomano i CD più aggiornati.) Sollevato, diedi a questa instabilità la colpa dei miei fallimenti iniziali, anche se ero pienamente consapevole del fatto che la responsabilità era completamente mia.

Il caso volle che proprio in quei giorni mi passasse tra le mani una SuSE 6.1 fresca fresca, in versione completa, con tutti i suoi CD originali e il manuale. Così non ci pensai due volte e, dopo aver formattato nuovamente l’hard disk, partii di nuovo da zero con SuSE.

Un nuovo mondo

La nuova installazione si svolse senza nessun intoppo, anche perché questa volta mi decisi a seguire una strategia un po’ meno empirica: leggere il manuale! Decisi inoltre di ascoltare i suggerimenti di YAST, il sistema di setup ideato da SuSE (analogo del dselect di Debian). Nella sua ironia, YAST (Yet Another Setup Tool, ovvero “Ancora un altro strumento di setup”) in realtà fornisce un servizio molto utile: consente di scegliere tra configurazioni standard per il computer, come per esempio server di rete, workstation grafica, sistema minimo, ecc.

Optai per un sistema di lavoro standard per l’ufficio, ovvero sistema operativo di base, X (il motore che permette di far funzionare le interfacce grafiche), il desktop grafico KDE e le versioni demo di applicativi Applixware per l’ufficio. Più una serie di altre utility e alcuni giochi. Una configurazione che non tutti vedono bene per Linux, considerato la scelta ideale soprattutto in ambito server. Ma il mio obiettivo ormai era chiaro: riuscire a fare con Linux tutto ciò che (di utile) facevo con Windows.

Anche se ero disposto a rinunciare agli applicativi ludici, dovevo riuscire a configurare una postazione di lavoro che consentisse le normali attività di ufficio, come scrivere testi, comunicare via posta elettronica, navigare in Internet e collegarmi a una rete locale.
E così seguii diligentemente tutte le istruzioni a video (in italiano: ormai i programmi di installazione delle distribuzioni maggiori sono tutti tradotti) finché il sistema non apparve finalmente pronto al primo login.

Linux login: root
Password ******

Have a lot of fun…
You have new mail

Simpatico. Ma per vedere qualcosa di familiare occorre digitare ancora una parola: startx. Alcuni istanti di attesa, scritte che appaiono e scompaiono, schermo improvvisamente nero e infine ecco che appare lui, il desktop KDE. Un’interfaccia grafica vera, con le icone, le finestre e una barra delle applicazioni a tutti gli effetti. L’orologio in basso sulla destra, una serie di elementi grafici più o meno espliciti e un pulsante in basso a sinistra che aveva tutta l’aria di assomigliare allo Start di Windows.

E infatti, facendoci clic sopra, ecco un menu di avvio strapieno di voci, programmi, utility e molti nomi sconosciuti. Dite che la mia è nostalgia? Forse, ma se i sistemi operativi a interfaccia grafica hanno avuto tutto questo successo, dovrà pure esserci una ragione. Ma davvero ricreare un desktop in tutto e per tutto simile a Windows costa così poca fatica? No, ho mentito. In realtà, una volta installato Linux, non si può avviare il desktop grafico immediatamente. Occorre passare attraverso il calvario della configurazione video, ma l’esperienza acquisita sin qui torna utile (vedi puntata precedente) e mettere le mani su X86Setup ora non rappresenta più un problema: è solo questione di minuti.

A questo punto avrei dovuto sentirmi soddisfatto: una macchina funzionante, con un aspetto familiare, programmi (demo) per scrivere testi, fogli di calcolo, persino alcuni giochini funzionanti, che nemmeno avevo previsto. Che cosa avrei potuto chiedere di più? La comunicazione in rete, ovviamente. Come un giocatore al tavolo della roulette sentivo che la fortuna stava girando dalla mia parte, per cui non era assolutamente il caso di fermarmi proprio adesso. Decisi che avrei provato a mettere in rete Linux con gli altri computer Windows, per vederli finalmente insieme sul ring.

Windows contro Linux: secondo round

L'autore

  • Alberto Mari
    Alberto Mari lavora col Web dal 1998. La passione per le tecnologie e una cultura umanistica l'hanno portato a occuparsi di editoria digitale e ebook.

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