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Microsoft controlla la musica sul tuo computer

05 Novembre 2001

Microsoft controlla la musica sul tuo computer

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Siamo alle solite. Qualcuno (in questo caso Microsoft) inventa un sistema anticopia per la musica online e puntualmente qualcun altro lo scavalca

Già di per sé questo è un fatto interessante, ma la vera notizia è la tripla trappola agghiacciante che è stata scoperta all’interno del sistema anticopia di Microsoft e del suo popolarissimo Media Player.

I fatti innanzi tutto. Un utente noto in Rete soltanto con lo pseudonimo “Beale Screamer”, ha pubblicato un kit software che sprotegge i file audio in formato.wma, specificamente quelli protetti con la versione 2 del sistema “Digital Rights Management” di Microsoft. La segnalazione originale viene dal sito Cryptome

Il kit (poi vi dico dove trovarlo) contiene un programmino DOS per sproteggere i file, il relativo codice sorgente e soprattutto una sofisticata descrizione del funzionamento e delle falle del sistema Microsoft, insieme a una spiegazione dei motivi per cui Beale Screamer si è sentito moralmente obbligato a creare questo crack (forse insieme ad altri utenti, a giudicare dalla qualità incostante dell’inglese usato nella documentazione del kit).

I motivi sono questi. In sostanza, dicono i discografici, i sistemi anticopia servono a tutelare i diritti digitali. Giusto. Ma i diritti di chi? Di certo non quelli dei consumatori, ma soltanto quelli dei discografici. Per carità, sono perfettamente d’accordo sull’idea di usare un sistema anticopia che tuteli il diritto del discografico di farsi pagare per le proprie fatiche e che consenta di far arrivare i miei soldi al mio artista preferito. Pago volentieri la musica che mi piace.

Ma questa tutela dei diritti discografici è accettabile soltanto se non sminuisce i miei diritti di onesto acquirente. Se io vado in negozio e scucio quarantamila lire per un CD, ho il sacrosanto diritto:

a) di farne una copia di backup, per tutelare il mio investimento e per preservare un’opera che in futuro forse sarà introvabile
b) di suonarlo sull’apparecchio che mi pare: lo stereo, il computer, il lettore MP3 tascabile

c) di conservarlo in eterno e, se mi va, tramandarlo ai posteri esattamente come tramando le foto di famiglia e come mio padre mi ha tramandato la sua collezione di 78 giri. Perché la musica, dannazione, non è un prodotto: è la nostra cultura. Fa parte dei nostri ricordi più personali. E prima che me lo chiediate, sì, in questo senso anche Gioca Jouer di Claudio Cecchetto è cultura. Provate a suonarla in una stanza piena di trentacinquenni e udrete un sospiro collettivo di nostalgia, perché quella canzonetta fa parte dei loro ricordi. Garantito.

I sistemi anticopia attuali, invece, impediscono tutti questi diritti del consumatore (o almeno ci provano, visto che vengono regolarmente scavalcati dagli hacker), senza però dargli alcun vantaggio. Se mi dicessero che il nuovo CD di Michael Jackson costa la metà dei dischi normali perché è protetto contro le copie abusive, sarei anche disposto ad accettare qualche compromesso, del tipo “suonalo sul lettore CD ma non sul PC”. Ma non è così: costa esattamente quanto gli altri, pur essendo meno fruibile degli altri. In altre parole, i discografici vogliono venderci allo stesso prezzo un prodotto peggiore. Vogliono la moglie ubriaca e la botte piena.

Da questo atteggiamento arrogante nasce l’indignazione degli utenti verso i tentativi anticopia delle case discografiche. Come vi sentireste se comperaste un libro e trovaste sulla copertina l’avvertenza “Questo libro non può essere letto in soggiorno, in treno, in metropolitana, in ufficio, ma soltanto in camera da letto dopo le dieci di sera e soltanto in Italia; questo libro non può essere prestato a figli, amici e parenti; questo libro non può essere letto dopo il 2015”? È esattamente quello che sta succedendo per la musica.

Ero tentato di aggiungere “questo libro non può essere letto ad alta voce”, ma poi mi sono ricordato che questa clausola è già stata usata davvero: dalle prime versioni degli e-book in formato Adobe Acrobat. Giuro: la licenza d’uso diceva “This book cannot be read aloud”. Giusto per dire che non sto proponendo mie fantasie paranoiche, ma avvenimenti reali che hanno luogo adesso.

Dicevo della tripla trappola nascosta nel sistema anticopia di Microsoft. Stando alla documentazione del kit (che trovate integralmente qui), Microsoft ha il controllo totale su chi può realizzare software che interagisce con il Windows Media Player. In termini tecnici, senza una chiave pubblica certificata e la corrispondente chiave privata, non è possibile scrivere una DLL compatibile che si interfacci con il codice Microsoft e quindi scrivere applicazioni che si integrino con Media Player. E chi controlla la distribuzione delle chiavi? Microsoft.

Traduzione lunga: Microsoft ha il potere di impedire a qualunque altra società di software di scrivere plug-in per Media Player o di produrre un programma player analogo per i file.wma. Traduzione breve: monopolio.

Questa è la prima trappola, ed è quella blanda.

La seconda, più tosta e inquietante, è che secondo la documentazione del kit di Beale Screamer, Microsoft ha inserito in Media Player anche un meccanismo di “revocation list”: in altre parole, se a Microsoft gira di farlo, può disattivare da remoto una chiave usata da un plug-in o da un player (suo o scritto da altri) per il formato.wma. Questo significa che può disabilitare il software (regolarmente pagato) che vi consente di suonare la vostra musica (altrettanto regolarmente pagata).

Per farla breve: Microsoft può entrare in casa vostra a suo piacimento, senza preavviso, spegnervi il giradischi e portarvelo via.

Ma come è possibile che possa fare una cosa del genere? Non è violazione di domicilio, della privacy o qualcosa del genere, se qualcuno entra in casa mia, anche se lo fa via Internet anziché sfondando la porta o la finestra? Il mio computer è mio, accidenti, l’ho pagato io e contiene i miei dati personali. È per quello che si chiama “personal computer”.

Certo che lo è. Penetrare un sistema informatico altrui senza il consenso del proprietario è un reato penale. Ma la terza trappola consiste proprio nel fatto che se usate Media Player, quel consenso l’avete dato. Avete esplicitamente autorizzato Microsoft a violare il vostro personal computer (che a questo punto non è più molto “personal”, direi).

Non vi risulta? Beh, mi sono preso la briga di leggere la licenza d’uso di Windows Media Player 7.1. In questa licenza c’è un paragrafo che ha dell’incredibile. Lo cito testualmente:

“Microsoft may provide security related updates to the OS Components that will be automatically downloaded onto your computer. These security related updates may disable your ability to copy and/or play Secure Content and use other software on your computer.”

[“Microsoft potrà fornire aggiornamenti di sicurezza ai componenti del sistema operativo, che verranno scaricati automaticamente al vostro computer. Questi aggiornamenti possono disabilitare la vostra capacità di copiare e/o suonare Contenuto Protetto e di usare altro software sul vostro computer”]

Avete letto bene. Gli aggiornamenti verranno scaricati automaticamente al vostro computer, senza chiedervi alcun permesso specifico, perché avete cliccato sul pulsante “Accetto” durante l’installazione. Non avete letto la licenza sullo schermo? Peggio per voi; legalmente rimane valida. Usando Media Player, date a Microsoft il permesso esplicito di entrare nel vostro computer e fare sostanzialmente quello che le pare e piace. Viene previsto specificamente che Microsoft possa impedirvi di suonare la vostra musica, anche se regolarmente acquistata, e possa impedirvi di usare un qualsiasi altro programma che non le va a genio.

Clac, clac, clac. La trappola è scattata, e la zampa nella tagliola è la vostra.

Ed è per questo che ho deciso di segnalare e difendere l’esistenza di questo kit di sprotezione. È la nostra unica via di difesa contro queste clausole capestro. O preferite confidare nella lentocratica commissione antitrust della Comunità Europea?

L'autore

  • Paolo Attivissimo
    Paolo Attivissimo (non è uno pseudonimo) è nato nel 1963 a York, Inghilterra. Ha vissuto a lungo in Italia e ora oscilla per lavoro fra Italia, Lussemburgo e Inghilterra. E' autore di numerosi bestseller Apogeo e editor del sito www.attivissimo.net.

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