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Rimborso per Windows: si può anche con ME

13 Marzo 2001

Rimborso per Windows: si può anche con ME

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Ormai molti rivenditori sono soliti vendere pc con Windows preinstallato. Se non si desidera quel sistema operativo si ha diritto al rimborso. Ecco come.

Alcuni di voi ricorderanno un mio articolo su come avevo ottenuto il rimborso di una copia inutilizzata di Windows 98. In seguito ho scoperto di essere stato il primo in Italia a farlo (giugno 1999). O perlomeno nessuno si è fatto avanti a smentirmi in questo discutibile primato.

Ovviamente il tempo passa, e nel frattempo Microsoft ha pubblicato Windows Millennium Edition. In questa nuova edizione del suo sistema operativo, le condizioni del contratto di licenza sono state massicciamente riscritte. Che effetto ha avuto questa riscrittura? Si può ancora chiedere il rimborso per Windows se lo troviamo preinstallato sul nostro PC e non lo vogliamo? La risposta, come avrete intuito, è sì. Tuttavia la tecnica da usare è piuttosto diversa da quella valida per Windows 95/98, per cui ve la riassumo qui.

Presso il mio sito (sezione “Rimborso per Windows”) trovate una versione aggiornata dell’articolo originale, che copre sia Windows 95/98, sia Windows ME, e racconta in dettaglio il mio caso personale.

La clausola magica

La possibilità di farsi rimborsare Windows ME è prevista esplicitamente dal contratto (EULA) che compare sullo schermo durante l’installazione e il primo avvio di Windows. Nella versione italiana di Windows ME (versione 4.90.3000), la clausola chiave del contratto recita infatti:

“Qualora l’utente non accetti le condizioni del presente Contratto, non dovrà installare o utilizzare il PRODOTTO SOFTWARE, e POTRA’ RESTITUIRE PRONTAMENTE AL RIVENDITORE IL CONTRATTO STESSO E IL PRODOTTO SOFTWARE CON I RELATIVI DOCUMENTI E MATERIALI. In tale ipotesi, qualora al momento dell’acquisto il Rivenditore abbia emesso fattura, l’utente potrà ottenere il rimborso del prezzo. Diversamente l’utente potrà ottenere la sostituzione del PRODOTTO SOFTWARE con altro prodotto di pari prezzo o un buono per il futuro acquisto di un altro prodotto di pari prezzo”.

Rispetto a Windows 95/98, non siete più obbligati a contattare il rivenditore o il produttore: è facoltativo. Però compare specificamente l’esigenza di avere una fattura: ma come, uno scontrino di vendita non è sufficiente? Eppure lo scontrino è un documento fiscale a tutti gli effetti. Questa specificazione potrebbe essere illegale.
Inoltre non è più necessario contattare il produttore del computer, ma il suo rivenditore. Questo rende molto più semplice e diretta la procedura di rimborso, perché lo si chiede a chi ci vende il computer, non al suo fabbricante.

Il contratto di Windows ME, a dire il vero, non specifica chiaramente chi debba provvedere materialmente al rimborso: non dice neppure esplicitamente chi si deve contattare. Tuttavia, dato che cita il Rivenditore e la sua fattura nella stessa frase in cui parla di rimborso del prezzo, è ragionevole presumere che sia il Rivenditore a dover provvedere al rimborso. Del resto, voi non avete comperato Windows da Microsoft, ma dal Rivenditore, quindi è abbastanza logico che sia quest’ultimo a doverlo rimborsare.

Un’altra differenza importante è che per Windows ME viene prevista esplicitamente la possibilità di sostituire Windows con altro prodotto di pari prezzo o con un buono per acquistare in seguito un altro prodotto di pari prezzo. Ad esempio, potreste farvi scontare il prezzo di Windows dalla fattura, oppure farvi dare un buono per comperare un altro programma o un accessorio per il computer.

La cosa più importante è che si parla esplicitamente e inequivocabilmente di rimborso del prezzo.

Come procedere

AVVERTENZA: Questo non è un trucco per frodare Microsoft usando a scrocco i suoi programmi. È un metodo legale che vale soltanto per gli utenti onesti che effettivamente non usano il Windows che si trovano preinstallato ogni volta che comprano un computer.

Prevenire (in negozio) è meglio che curare (a casa): non complicatevi inutilmente la vita. Se potete, risolvete la questione di Windows acquistando direttamente il computer senza Windows. Al momento dell’acquisto, chiedete se esiste la possibilità di avere il PC senza Windows o con altri sistemi operativi. Molti rivenditori la prevedono, ma non la offrono se non gliela chiedete esplicitamente. Alcuni hanno già pronto un doppio listino prezzi (con e senza Windows), che però non vi mostreranno se non glielo chiedete insistentemente.

In ogni caso, soprattutto se acquistate un PC con Windows ME, fatevi rilasciare fattura. Se non avete avuto quest’accortezza, o se il modello di computer che volete acquistare non è disponibile in versione senza Windows, procedete come segue.

Primo passo: rifiutare e cancellare

Dovete rifiutare le condizioni di contratto alla prima accensione del computer appena acquistato, preferibilmente il giorno stesso dell’acquisto, cliccando sul pulsante “Rifiuto” (o “Non accetto”). Se cliccate sul pulsante “Accetto” è troppo tardi.

Leggete attentamente le condizioni di contratto che compaiono sullo schermo e verificate che contengano la frase che ho citato: è la chiave per ottenere il rimborso. Ogni tanto Microsoft cambia il contratto, per cui fate molta attenzione.

Dovete inoltre cancellare definitivamente dal disco rigido tutti i file richiesti dalla preinstallazione di Windows, senza farne copie. Gli unici file che in alcuni casi potete legittimamente tenere in copia sono quelli dei driver specifici per le vostre periferiche (scheda audio, lettore CD/DVD, monitor ecc), ma soltanto se i driver sono forniti dal produttore del computer e non da Microsoft (leggete le informazioni di copyright incluse in ciascun driver).
Dato che spesso è difficilissimo distinguere quali file appartengono a Microsoft e quali no, la strategia più prudente è formattare il disco rigido. I driver sono comunque quasi sempre scaricabili gratuitamente dai siti Internet dei produttori. Tenete presso di voi il CD di Windows fornito insieme al computer, la relativa licenza e i manuali. Se sono sigillati, non apriteli. Non restituiteli, per ora.

A questo punto potete installare sul vostro computer il sistema operativo che vi pare. Non occorre attendere la risoluzione della vicenda.

Secondo passo: la letterina

Prendete carta e penna e scrivete al rivenditore del vostro computer. Non scrivete a Microsoft Italia. Nella letterina, esponete i fatti secondo questa falsariga:

“In data../../.. ho acquistato un Vostro personal computer modello…, numero di serie…
Alla prima accensione del computer ho esaminato il Vostro contratto di licenza per Windows (EULA) e ho esercitato la prevista facoltà di non accettare le condizioni del contratto stesso. Porto alla Vostra attenzione la seguente clausola:

“Qualora l’utente non accetti le condizioni del presente Contratto, non dovrà installare o utilizzare il PRODOTTO SOFTWARE, e POTRA’ RESTITUIRE PRONTAMENTE AL RIVENDITORE IL CONTRATTO STESSO E IL PRODOTTO SOFTWARE CON I RELATIVI DOCUMENTI E MATERIALI. In tale ipotesi, qualora al momento dell’acquisto il Rivenditore abbia emesso fattura, l’utente potrà ottenere il rimborso del prezzo. Diversamente l’utente potrà ottenere la sostituzione del PRODOTTO SOFTWARE con altro prodotto di pari prezzo o un buono per il futuro acquisto di un altro prodotto di pari prezzo.”

In ossequio a tale clausola, con la presente esercito la facoltà di contattarVi (essendo Voi il Rivenditore citato nel Contratto) per restituire il prodotto non utilizzato e ottenere il relativo rimborso. In particolare richiedo informazioni sulle modalità e sull’ammontare del rimborso”.
Poi preparatevi alla battaglia.

Terzo passo: la risposta pronta

È probabile che la vostra lettera verrà ignorata. In tal caso provate a sentire telefonicamente il servizio clienti del rivenditore del vostro PC e fate valere i vostri diritti. Non stupitevi se gli
addetti cadono dalle nuvole. Le obiezioni più probabili che vi faranno per cercare di svicolare dal contratto sono queste, con le relative risposte:

“Non esiste alcuna possibilità di rimborso per Windows”.
“Il vostro contratto dice esplicitamente il contrario. Le devo rileggere la clausola?”

“Ma lei quando ha acquistato il PC sapeva che c’era Windows preinstallato, perché adesso si lamenta?”
“Certo che sapevo che c’era Windows preinstallato. Ho anche chiesto se si poteva avere senza Windows, ma mi è stato detto di no. Ma ho accettato lo stesso proprio perché sapevo della clausola di rimborso prevista dal contratto di licenza di Windows e presumevo che avreste tenuto fede ai vostri impegni scritti”.

“Il contratto non l’abbiamo scritto noi, l’ha scritto Microsoft”.
“E allora? Non mi interessa chi l’ha scritto: mi interessa chi l’ha firmato, cioè voi come Rivenditore. Se siete così furbi da accettare passivamente quello che impone Microsoft, il problema è vostro e non mio. Esigo il rispetto del contratto”.

“Lei è il primo che ce lo chiede, non sappiamo come fare”.
“Ingegnatevi. La clausola è nel vostro contratto, sta a voi trovare la maniera di rispettarlo. O preferite una denuncia per violazione di contratto? E poi non è vero che sono il primo: Paolo Attivissimo l’ha già fatto, come descritto nel suo articolo su Apogeonline e sul suo sito Web http://www.attivissimo.net”.

“Guardi, so che all’estero si fa questa cosa, ma in Italia non è ammesso”.
“Mi sta dicendo allora che il vostro contratto contiene una clausola illegale? Interessante. È disposto a dichiararmelo per iscritto? E comunque, tanto per dirne una, il Paolo Attivissimo di cui sopra ha chiesto il rimborso e l’ha ottenuto dalla Acer Italia ad agosto del 1999. Se la legge italiana vale per Acer, vale anche per voi. Vuole che le mandi una copia dell’articolo di Attivissimo che spiega tutto?”

“Il Rivenditore non siamo noi, è Microsoft”.
“Non è vero. Leggetevi bene il contratto e non cercate di confondere le acque”.

“Windows è un prodotto Microsoft, si rivolga a loro”.
“Windows sarà anche un prodotto Microsoft, ma io non ho acquistato Windows da Microsoft: l’ho acquistato da voi. Siete voi il mio fornitore, non Microsoft. Microsoft è, in questo caso, un vostro subfornitore. Il mio contratto di acquisto è con voi, non con Microsoft, quindi non tiriamo in ballo chi non c’entra”.

“Sì, lo so che c’è scritto così, ma non è necessario rispettare la clausola”.
“Davvero? E da quando una delle parti di un contratto si può permettere di decidere unilateralmente quali condizioni rispettare e quali no? Sapete che questo è un comportamento sanzionato dalla legge? E se io, per analogia, decidessi senza il vostro accordo che non mi va di rispettare la
condizione contrattuale che vieta la duplicazione o il disassemblaggio, come la prendereste? Non
menate il can per l’aia e non cercate di svicolare dalle vostre responsabilità”.

“Windows è parte integrante del computer: il computer non funziona senza Windows, e quindi Windows non può essere oggetto di rimborso”.
“Non è vero. Il vostro computer funziona anche senza il Windows che insistete a volermi fornire: basta installarvi un altro sistema operativo (Linux, BeOS, o anche un altro Windows di cui ho già regolare licenza). Inoltre, a differenza, che so, del disco rigido, il software offerto insieme al PC è oggetto di un suo specifico contratto di licenza, separato da quello di acquisto dell’hardware. Questo contratto di licenza specifica l’opzione di accettare o non accettare le condizioni; solo accettandole si può installare quel Windows. Insomma, mi viene data la facoltà di scegliere. Ebbene, io ho scelto di non accettare le condizioni del contratto. Sto seguendo le vostre istruzioni in tal senso. Adesso non potete dirmi che non è vero quello che c’è scritto nel contratto. Il contratto l’avete scritto voi, mica io”.

Fatevi sempre dare nome, cognome e numero di telefono diretto della persona con la quale parlate.

Quarto passo: perseveranza

Se non ottenete risposta, scrivete ancora, con raccomandata con ricevuta di ritorno, minacciando azione legale per palese violazione del contratto da parte del rivenditore del PC, e dite loro che non comprerete mai più un loro computer. Telefonate, faxate, fateli diventare matti. Stanno violando la legge e calpestando i vostri diritti, per cui non sentitevi in colpa: sono loro che hanno torto. Non commuovetevi e non desistete: contano di battervi per sfinimento.

Alla fine vedrete che capitoleranno. Non è necessario avviare una causa o rivolgersi al giudice conciliatore (procedura gratuita): basta la minaccia, dato che la perdita di tempo e i costi di un’azione legale (che sicuramente il rivenditore perderebbe) supererebbero ampiamente il valore
del rimborso. Se siete un cliente aziendale, è sufficiente la minaccia di non comperare più nulla da loro.

Quinto passo: rispedite e raccontate

Quando ottenete il vostro legittimo rimborso, rispedite al rivenditore i manuali, il CD di Windows e la licenza di Windows con raccomandata con ricevuta di ritorno all’indirizzo concordato con il rivenditore del vostro computer.

Poi, fatemi un favore: scrivetemi a [email protected] e raccontatemi la vostra esperienza. Raccontatela anche ai vostri amici e stimolateli a fare altrettanto. È un po’ come giocare alla lotteria: se non tentate, non vincete. Ma diversamente dalla lotteria, più siamo, più è facile vincere.
In bocca al lupo!

L'autore

  • Paolo Attivissimo
    Paolo Attivissimo (non è uno pseudonimo) è nato nel 1963 a York, Inghilterra. Ha vissuto a lungo in Italia e ora oscilla per lavoro fra Italia, Lussemburgo e Inghilterra. E' autore di numerosi bestseller Apogeo e editor del sito www.attivissimo.net.

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